Festa di Ognissanti, la sconfitta dell’Inferno

Oggi, festa di Ognissanti, la Chiesa ci ricorda la meta celeste alla quale ogni uomo deve ambire. Il modello dei Santi ci apre ad una prospettiva superiore, ad un’aspirazione più alta che va oltre il semplice respirare, mangiare, dormire o fare azioni di quotidiana utilità. Fin dalla nascita l’essere umano sente un forte desiderio di appagamento che quasi sempre non riesce a spiegare e a soddisfare, cadendo di fatto nella trappola del peccato, il quale dona solo un illusorio gaudio che a distanza di poco tempo, fa riecheggiare, spesso più accentuato, quel senso di vuoto incolmabile che vi è in ognuno di noi.
La bilancia delle responsabilità individuali è mossa dalle nostre azioni quotidiane, conseguenza della ricerca della strada maestra, strada che sembra essere stata sporcata e nascosta da altre apparentemente più attraenti e curate. La mancanza di luci autentiche nel panorama moderno, ha nettamente offuscato la ragione, abbruttito l’anima e contaminato anche i corpi. Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno (1Gv 5, 19) e questo lo vediamo soprattutto nella nostra epoca fatta di relativismo, gnosticismo ed ateismo.
La festa di Ognissanti è quella luce che fende le tenebre e ci riporta alla mente l’obbiettivo ultimo che è quello della sanTità, non quello sanità come l’uomo deviato ci vuol far credere. I santi hanno combattuto l’inferno in questa terra mortificandosi, pregando, sacrificandosi e riportando numerose ferite nell’ anima, come guerrieri antichi al ritorno dalla battaglia. Sotto imitazione di Gesù Cristo non si sono risparmiati mortificando il corpo e allo stesso tempo santificandolo, perché esso è tempio dell’anima e come tale deve rimanere puro e degno di ospitarla. I santi, in particolar modo nei primi tre secoli, hanno sempre compreso l’importanza ed il valore della purezza, della verità e del fine ultimo al quale dobbiamo tutti rendere conto. Essi sono divenuti uva, spremuti sotto il torchio delle tribolazioni, diventando bevanda per i cristiani futuri, il vino del sacrificio che ha moltiplicato il popolo di Dio attraverso i secoli e che ha impersonificato il Non Praevalebunt promesso da NSGC.

La nostra vita è quel percorso necessario per scegliere chi servire, o Dio o Mammona, nonostante la nostra imperfezione e caducità in quanto uomini peccatori. Infatti la santità non viene solo tramite la propria volontà ma anche, e direi soprattutto, attraverso la grazia che chiediamo con fiducia al Signore. É bene sottolineare che non esiste un premio di consolazione, un pari merito, un “tanto si salvano tutti”, questo è un inganno demoniaco e come tale va respinto! Con l’evidenza del Paradiso si sottolinea anche l’esistenza dell’Inferno e quindi anche la possibilità (non così remota) di poter passare l’eternità nelle sofferenze più atroci. Tali sofferenze si traducono nella privazione della visione beatifica di Dio e della comunione dei santi, oltre che nelle torture da parte di chi, prima, accarezzandoci diceva: ” Mangia di questo frutto, non preoccuparti, vedrai che sarai felice!”. Assecondare queste tentazioni senza dargli la dovuta importanza, rappresenta la nostra volontà di chiudere la porta del regno dei cieli, aprendo di fatto quella per la dannazione eterna. I Santi hanno fuggito e combattuto questa impostazione, vigilando e soffrendo non poco per vincere il nemico, desiderando solo di servire il Signore e a lui dare gloria.

Il nostro grande desiderio dovrebbe essere quello di poter sentire Gesù, al termine della nostra esistenza, dirci quelle commoventi parole, che rivolse al ladrone pentito: “Oggi sarai con me in Paradiso”. Tutto questo sarà possibile solo se prenderemo a modello i santi, pensando ed agendo come loro hanno fatto, operando nella storia in maniera coerente con il santo Vangelo, senza preoccuparci dell’esito della battaglia alla quale penserà il Signore.
Non vi sarà più alto premio, alta soddisfazione, alta gioia che poter trascorrere l’eternità nella felicità senza fine, tra sorrisi, abbracci, canti e festa ringraziando il Dio con le parole:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra gloria tua.
Hosanna in excelsis.
Benedictus qui venit in nomine Domini.
Hosanna in excelsis.

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Pubblicato da Daniele Logoluso

Blogger, Musicista, Direttore di Spirito di Verità TV

Una opinione su "Festa di Ognissanti, la sconfitta dell’Inferno"

  1. “Hosanna in Excelsis” et ” portae inferi non praevalebunt adversus eam”.
    Ho ascoltato la spaventosa testimonianza su Halloween, rilasciata da un ex satanista e pubblicata sul canale Telegram di Daniele. Tralascio per il momento tutte le note di colore “holliwood-iano” o sensazionalistico, che sono sicuramente presenti nel video, ritengo tuttavia che la testimonianza sia purtroppo attendibile. Il fatto che questo signore ci racconti per filo e per segno quali fossero le “stravaganti” pratiche esoteriche, rigorosamente osservate dalla setta satanista di cui era adepto, senza accennare al benché minimo segno di pentimento o di pietà per le proprie vittime, conferma che ci stia dicendo la verità. Tutti gli ex satanisti, anche quelli più sinceramente convertiti, vivono una fase di stordimento totale dalla quale è molto difficile risollevarsi, se non per Grazia ( “Signore, perdona loro perché non sanno quello che fanno…”). L’abito di doppiezza che queste persone sono abituate ad indossare ( vizi privati e pubbliche virtù ) non potrà mai essere dismesso completamente se non a costo di “lacrime e sangue” , le stesse lacrime e lo stesso sangue cioe’ che è stato inflitto alle proprie vittime, con l’aggiunta degli interessi ( “restituiro’ il quadruplo alle mie vittime”, disse Zaccheo ). E’ il “magistero della sofferenza” che S.Paolo conosceva molto bene per averlo sperimentato egli stesso: in casi estremi è preferibile lasciare che un peccatore irriducibile rimanga nelle mani di satana, affinché si renda conto di quello che ha combinato e si salvi nell’ultimo giorno, attraverso cioè le prove e la sofferenza che purtroppo non mancheranno di arrivare quando ci si affida ad un simile padrone. Se questa testimonianza può essere attendibile allora costituisce anche una prova documentale che quanto sta accadendo durante la festa di Halloween ( e quanto avviene in alcuni laboratori farmaceutici ) non è dettato soltanto da innocenti giochi infantili ( o da asettiche esigenze tecniche e biologiche ) bensì è un ben consapevole e volontario tributo di sangue versato sull’altare del principe di questo mondo.

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