Fino ad oggi non mi sono espresso relativamente alla dipartita del noto giornalista e conduttore televisivo Maurizio Costanzo, per diverse ragioni: la prima è che quando c’è un defunto preferisco tacere e preoccuparmi di pregare per la sua anima, la seconda è che non mi piace fare retorica o sparare a zero per cavalcare l’onda e aggiudicarmi like facili (come molti purtroppo hanno fatto in questi giorni ed è successo anche per Benedetto XVI non tanto tempo fa), la terza è che non conoscendo il cuore del trapassato potrei cadere in peccato grave, giudicandolo oltre misura, attirando su di me un giudizio ben più severo da chi ne ha facoltà e autorità vera.
Un detto cinese recita: “Se le vostre parole non sono migliori del silenzio, dovreste restare zitti“, nel Vangelo Gesù dice: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati“, ciò mi basta per essere prudente ma sempre attento alla difesa della verità, cercando di fare sempre un quadro completo della situazione.
Ora veniamo al punto.
Maurizio Costanzo era iscritto alla Massoneria, alla famosa loggia P2 con la tessera 1819 (stessa loggia alla quale anche il suo datore di lavoro, Silvio Berlusconi, era iscritto o lo è ancora, per la quale fu indagato relativamente alle stragi del 1992-93). Il giornalista era de facto fuori dalla Chiesa, non in comunione con le virtù ispirate dal Magistero e della Dottrina Sociale, ne consegue che la sua attività sui media non fu focalizzata nel diffondere valori ma disvalori derivanti dal pensiero massonico, assecondando gli ordini, più o meno velati, che dall’alto gli giungevano. Da questa realtà fattuale ed incontrovertibile sono partite sui social le invettive contro questo uomo, che dall’aldilà si è visto piombare addosso sentenze di condanna alle fiamme dell’inferno, con post dove si preferiva elencare tutti gli errori commessi e le dichiarazioni fatte, senza un minimo di amore o di compassione cristiana per quest’anima, così come Nostro Signore Gesù ci ha sempre raccomandato. Lo dico, non perché mi aspetto un adesione massiva da parte del popolo italiano all’amore del prossimo in chiave evangelica (seppur auspicabile), ma perché a malincuore ho visto fare quest’operazione denigratoria e poco caritatevole proprio da quel mondo che si agita spesso nel dimostrare di essere l’unico a difendere il Vangelo, la Dottrina Cattolica e tutto ciò che ne deriva, ma che si dimentica spesso di metterne in pratica le virtù, cadendo nel tranello del nemico. “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli“, dice Gesù. Ma torniamo a noi.

Come la storia dei Santi e dei Mistici ci insegna, Dio non ragiona secondo gli uomini ma ci riserva sorprese inaspettate, ha sempre il jolly da giocare per salvare un’anima, anche all’ultimo secondo. Lui conosce i tempi e le modalità, il suo amore infinito non si perde in chiacchere più o meno motivate ma va alla radice del problema, facendo breccia se possibile nell’unica fessura che trova per quanto piccola essa sia, irradiando la quantità di luce necessaria a cambiare la storia di quella singola persona, anche avesse solo pochi attimi di aspettativa di vita.
Non ricordiamo l’episodio del ladrone pentito Disma? Egli disse:«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno!». Gesù gli rispose «In verità ti dico: Oggi sarai con me in Paradiso». Un singolo atto di pentimento, una luce particolare data dal Signore, può strappare dalle grinfie del demonio un’anima oramai perduta.
Io mi auguro che in un qualche modo, lo stesso sia avvenuto anche per Maurizio Costanzo, che da ateo e peggio ancora da massone, abbia sentito una sorta di richiamo che gli ha alimentato il desiderio di recitare un Ave Maria in ospedale, proprio poco prima di spirare. Questo è testimoniato dall’avvocato Giorgio Assumma, amico e consulente legale del giornalista, il quale ha raccontato al Corriere della Sera che quando erano rimasti soli nella cameretta della clinica Paideia, Costanzo, pur essendo ateo, chiese a lui che è cattolico, di recitare insieme l’Ave Maria.
All’amico di sempre, secondo Dagospia, il giornalista avrebbe chiesto se c’era un “dopo” e se nell’aldilà avrebbe rivisto suo padre. Direi che questa testimonianza parla da sé, anche se potrebbe significare poco agli occhi dei più, ma non poco a chi vive la parola di Dio e ha, anche in questi tempi tribolati, mantenuto ancora vivo un sano discernimento e il seme della speranza.

Avete capito l’importanza che ha avuto, per un ateo come Maurizio Costanzo, avere un amico cattolico? Che cosa è significato avere una piccola luce affianco a se negli ultimi istanti della vita? Avere avuto un po’ di sale, così come Gesù chiede ad ogni cristiano di essere? Il nostro ruolo di cattolici è quello di essere luce e sale del mondo, in ogni occasione e senza tentennamenti, perché al momento opportuno il Signore ci userà nel modo che vorrà. Per quanto imperfetti e peccatori, tocca a noi essere Katechon quotidiani, tocca a noi opporci al male che ci si presenta davanti, essere strumenti di grazia per gli altri, testimoni veri e credibili, nonostante la nostra condizione di creature fallibili, non dobbiamo preoccuparci di altro, al resto penserà Gesù.
Molti diranno: “Non basta aver detto un’Ave Maria detta così superficialmente per salvarsi! Costanzo era un massone e servo del demonio, chissà come l’avrà pregata e se ci avrà messo il cuore! Ha fatto tanto male, era anticlericale!”. Io rispondo che sì, può bastare questa povera ma potentissima preghiera fatta alla Madre del Verbo, a trarre dalla dannazione un’anima, perché ella è la Mediatrice di tutte le grazie, la Porta del Cielo, il Rifugio dei peccatori, che da quasi 200 anni è con noi attraverso le sue apparizioni, per salvare quanti più figli possibili, è la madre della Chiesa e madre nostra e a lei Gesù non nega niente. Chi a lei si rivolge ha un’avvocata potentissima presso il Padre.
La straordinarietà dell’evento sta proprio nella richiesta semplice ed umile da parte di un personaggio che per statuto aveva avversato la Chiesa e di conseguenza la Madre della stessa. Sappiamo come le forze occulte massoniche odino Maria Santissima, perché ella è colei che schiaccerà (e già lo sta facendo) la testa del loro capo ed unico padrone satana; il rivolgersi seppur imperfettamente alla madre del Verbo incarnato, da parte di Maurizio Costanzo, ha sicuramente dell’incredibile, se non del miracoloso. Questa idea si rafforza proprio nella prosecuzione del dialogo tra giornalista e Giorgio Assumma, al quale chiede notizie della vita oltre la morte, se avrebbe rivisto suo padre. Questo è un chiaro segnale di apertura all’infinito, di interrogativo superiore, di timida speranza, dopo una vita basata sul materialismo e sull’esaltazione del peccato, sul carpe diem, quesiti ai quali il Signore credo abbia risposto in un modo o nell’altro. Perché dico questo? Come faccio ad esserne certo? Chi mi assicura che poi il giornalista abbia davvero avuto un atto di pentimento sincero? Questo, come uomo, non lo posso sapere, ma trovo consolazione e una chiave prospettica nella parabola del figliol prodigo. Ricordate sicuramente quel giovane che, dopo aver sperperato i beni in dissipazioni di ogni genere, comincia a riflettere al benessere perduto, quello che sempre aveva presso il padre e che in quel momento non possedeva più e non sentiva di meritare ancora. Ciò nonostante decide di ritornare in punta di piedi dal genitore che vedendolo da lontano lo accoglie con gioia facendo grande festa.

Non si preoccupò che il figlio fosse mondo, che si scusasse e che lavorasse penitenzialmente (non lo lascio nemmeno parlare), egli gli corse incontro solo nel vederlo da lontano, ordinando immediatamente ai servitori di uccidere il vitello grasso, perché ciò che era perduto era stato ritrovato. Però, come avvenne al termine di quella parabola, quando il fratello sempre fedele al padre sottolineò l’immeritato e sovradimensionato festeggiamento dell’evento, per uno che aveva sperperato tutti i suoi averi, così anche oggi ci sono quelli che non comprendono la misericordia, il perdono e un, seppur timido, cambiamento di orizzonte da parte del peccatore; dicono di augurarselo, dopo averlo denigrato per bene e messo in cattiva luce, soppesando la condotta del giornalista di Mediaset in rapporto al loro essere sempre presso il padre (o almeno così credono) e ligi ai suoi comandamenti. A loro giudizio, non è accettabile vederlo salvato e amato da Dio in maniera smisurata nonostante il fango nel quale si è rotolato fino alla fine dei giorni e in parte è comprensibile questo pensiero, ma ricordo essere sempre un pensiero scaturito da mente umana che non tiene conto della dimensione trascendentale. Si credono intonsi e degni di infliggere giudizi implacabili e a loro detta giusti, senza ricordarsi dei moniti di Nostro Signore.
Mi preme ricordare ai più distratti che con la parola “salvezza” non si intende l’arrivo immediato in Paradiso, seppur augurabile, ma almeno un primo passaggio e sosta più o meno lunga in purgatorio, secondo misura e volontà Divina. Noi cristiani dovremmo avere sempre sentimenti di amore verso il prossimo, con vero desiderio di salvezza di tutti gli uomini, ed è lo stesso che spero per Maurizio Costanzo, del quale non ho mai apprezzato ne il lavoro e ne la figura, non lo seguivo, non mi interessavo alle sue trasmissioni, lo conoscevo solo perché era impossibile non sapere chi fosse. Per inciso recentemente se l’era presa anche con i novax (che novità), era del sistema e come tale ha agito, quindi nulla di nuovo sotto il sole. Con questo vorrei spiegare che la mia non è santificazione del noto personaggio televisivo, veicolata da un misericordismo modernista tanto in voga per il quale si salvano tutti, ma una riflessione nata da quel piccolo raggio di luce che, quella semplice rivelazione fatta al Corriere della Sera, ha scaturito. Possiamo credere, senza cadere in errore, che nella storia, con un Ave Maria, si sono convertite e salvate chissà quante persone, non possiamo quindi pensare che sia successo lo stesso anche a lui?
Lasciamo a Dio la sentenza e a noi le preghiere:
Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace.
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Intestato a Daniele Antonio Logoluso.
Causale: Donazione

Capisco il tuo punto di vista,e la tua misericordia Umana…ma vedi,il giudice e Dio Padre e Dio Figlio,con lo Spirito Santo.. ma il male fatto da costui rimane .e Le sue idee anticristiane, dissoluzione dei costumi,finti amori e bontà sciacquate da diritti senza doveri,e fare parte di una setta così nemica di Gesù……fa molto pensare,e pregare x l’anima di costui che tanto ha offeso Gesù…a Dio il Giudizio ,ma noi abbiamo il dovere di opporci al male ed ai servi della distruzione.viva Gesù. Vero Uomo e vero Dio…abbasso i suoi nemici che sono anche i miei