Nuove terapie domiciliari e nuovi vaccini Covid-19: l’accesso accelerato al mercato è ancora necessario?

di Leonardo Guerra – 01/02/2022

Il British Medical Journal, una delle più prestigiose riviste mediche del mondo, ha lanciato una dura accusa contro Big Pharma. L’editoriale della prestigiosa rivista scientifica del 19 gennaio 2022 (Covid-19 vaccines and treatments: we must have raw data, now) sottolinea la gravità di quanto già avvenuto nel 2020 con i primi cd vaccini grazie alla collaborazione normativa, giuridica, politica, e non solo, dei governi. Il dibattito scientifico è stato completamente negato, sostituito da un’unica narrazione, un pensiero unico e da veri e propri atti di forza dei vari governi, con decisioni coercitive e ricattatorie sulla popolazione, e da richieste di adesione di tipo fideistico.
L’editoriale indica chiaramente e soprattutto la scarsa trasparenza nella messa a disposizione dei dati, e lo stesso – aggiunge il BMJ – sta accadendo ora con i farmaci anti-Covid resi disponibili nell’ultimo periodo da Big Pharma.
Già in occasione della millantata, o mal riuscita pandemia d’influenza suina (virus H1N1), nel 2009, assistemmo allo scandalo del Tamiflu. I governi di tutto il mondo spesero miliardi per acquistare, stoccare e poi distruggere un farmaco, l’oseltamivir (Tamiflu), appunto, indicato e promosso come “salvavita” (ricorda qualcosa?) per quella pandemia annunciata a gran voce dai media che poi non si concretizzò. Una cosa che colpì molto fu che la maggior parte degli studi che avevano sostenuto tale prodotto si rivelarono sponsorizzati dallo stesso produttore, distorsione non trascurabile che può compromettere l’attendibilità dei risultati ottenuti (vedasi dichiarazione della Fondazione Cochrane sugli studi RCT sponsorizzati e non indipendenti), e ai ricercatori che avevano fatto richiesta di accesso ai dati per un’analisi indipendente venne opposto un secco rifiuto.

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«Le aziende farmaceutiche stanno raccogliendo enormi profitti senza un adeguato controllo indipendente delle loro affermazioni scientifiche», afferma il BMJ. E qui viene puntato il dito sulle Agenzie Regolatorie (Nazionali e Sovra nazionali) di controllo che autorizzano l’immissione in commercio dei prodotti e il loro uso clinico sull’uomo. Agenzie che hanno la missione di proteggere la salute delle popolazioni. «Abbiamo bisogno della completa trasparenza dei dati per tutti gli studi, ne abbiamo bisogno nell’interesse pubblico e ne abbiamo bisogno ora».

«Le grandi aziende farmaceutiche sono l’industria meno affidabile al mondo. Almeno tre delle molte aziende che producono vaccini contro il Covid-19 hanno avuto processi penali e civili che sono costati loro miliardi di USD, e una è stata riconosciuta colpevole di frode».

Con questi precedenti, la prudenza e il principio di cautela, da parte dei governi committenti, avrebbero dovuto essere “la regola d’oro” e il loro imperativo categorico.
La pandemia COVID-19, ha fornito, di fatto (come auspicato lo stesso dr Fauci in un dibattito scientifico pubblico del 2017) la ghiotta occasione per sdoganare ufficialmente l’utilizzo “routinario” della cd autorizzazione condizionata (emergenziale), che fino al 2019 invece era stata giustamente riservata e centellinata per situazioni cliniche critiche, con rilevanti bisogni medici insoddisfatti (i.e. patologie oncologiche e malattie genetiche rare, che non dispongono di trattamenti specifici, efficaci e con prognosi infauste).

Purtroppo, è andata come è andata, ma è auspicabile che la forte denuncia lanciata dal BMJ generi finalmente un effetto concreto sui decisori politici, e contribuisca a fermare la “furia pseudo-sanitaria” che alimenta una continua crescita della paura nella gente a tal punto da aver prodotto gravi problemi di salute mentale soprattutto, ma non solo, nei giovani costretti a vivere isolati o con livelli di socialità condizionata da ben due anni.

Colpisce, inoltre, che la politica e il governo raccomandino di sottoporre, a questa sperimentazione di massa col siero genico, anche giovani e bambini, cioè il futuro della nostra Nazione, nonostante siano praticamente esenti dal rischio di sviluppare la Covid grave e quindi di essere ricoverati in ospedale, anche se continua ad essere in vigore il famigerato protocollo del MinSal: “Paracetamolo e vigile attesa”.

Non è Cristianamente e umanamente accettabile sacrificare bambini e giovani sani, con tutta la vita davanti a loro, per cercare di salvaguardare quella dei vecchi a rischio (iper-vaccinati). Un governo e una Nazione che lo raccomanda si qualifica da sé. Allo stesso modo non si può certo continuare a gridare all’emergenza perché chi continua a farlo non è più credibile. Pertanto, le Agenzie Regolatorie dovrebbero ripristinare non solo i criteri, ma soprattutto un “modus operandi” consono alla situazione attuale e reale, con procedure ordinarie di autorizzazione, le stesse che ha utilizzate fino al 2019. Garantendo il completamento degli studi e la produzione di dati di sicurezza ed efficacia (magari contro standard of care e non più contro placebo) prima di rendere i prodotti disponibili sul mercato, con un’attenta analisi del rapporto Rischio / Beneficio e quindi della loro appropriatezza d’uso nell’uomo. “Primum non nocere”, deve tornare ad essere il principio fondante dell’Arte della Medicina, così come la centralità dell’Essere umano.

E’, quindi, opportuno ritornare a breve a garantire una revisione critica e rigorosa dei dossier registrativi dei nuovi farmaci o vaccini depositati dalle aziende farmaceutiche, del disegno sperimentale degli studi presentati e la correttezza dei loro “endpoint” per la cura di questa malattia, che ormai è ben conosciuta così come le sue caratteristiche peculiari.
Perché il MinSal non ha ancora autorizzato e sistematizzato i protocolli di cure domiciliari precoci disponibili già da tempo, che utilizzano farmaci collaudati da molti anni, che si sono dimostrati efficaci, sicuri e poco costosi, usati da almeno 15 mesi da centinaia di MMG, molti dei quali valutati con studi di “real-life” (RWE), riconosciuti anche dallo stesso Mario Negri?

Risulta acclarato da tempo che, oltre ad aver curato decine di migliaia di persone, contribuiscono a ridurre il rischio di ricovero in ospedale fino al 90% (Prof Remuzzi).

Il vaccino da solo, come è noto da sempre, non è mai stato sufficiente per gestire le epidemie infettive ma va invece affiancato con terapie domiciliari precoci da usare in modo integrato, oltre alle altre procedure preventive. Il territorio, con la medicina territoriale, è il luogo elettivo e naturale per la cura delle malattie infettive di questo tipo (Il caso Bergamo lo ha ribadito con forza).
Sorprende e preoccupa, quindi, che le nuove terapie anti Covid orali (molnupiravir e paxlovid) sviluppate negli ultimi mesi da Big Pharma, così come Novavax, autorizzati nelle ultime settimane, entrino sul mercato, dopo due anni dalla insorgenza della cd pandemia, avvalendosi ancora una volta di un “fast track” (un’autorizzazione d’immissione in commercio condizionata /emergenziale), quando ormai più dell’85% della popolazione è vaccinata e la pratica delle cure domiciliari precoci è già diffusa fra i MMG, senza dichiararlo per evitare sanzioni.

Concludo con una domanda: siamo sicuri che sia ancora necessario e lecito continuare a scaricare i potenziali rischi di sicurezza ed efficacia di farmaci nuovi mai usati prima, con i relativi maggiori costi, derivanti dall’utilizzo di tale scorciatoie autorizzativa, sulla popolazione e sui contribuenti?

Dr. Leonardo Guerra
Biologo, esperto di terapie geniche e cellulari

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